Dal Padre Rettore
del
Santuario San Camillo di Bucchianico
Relazione di alcuni fatti che hanno del “miracoloso”
Il mercoledì 20
ottobre 2010 prima della Messa dei malati mi si è presentata una signora della
contrada Brecciarola di Chieti per chiedermi di celebrare una messa in ringraziamento a
San Camillo per suo fratello Giovanni, che stava in Chiesa con tutta la sua
famiglia, e di testimoniare quanto segue:
«Quindici giorni prima sono andata all’ospedale di Chieti perché mio fratello era moribondo a causa di una grave setticemia peritoneale. Arrivata all’ospedale, ho incontrato tutti i miei parenti nel corridoio gridando e disperandosi per la morte di mio fratello. Il dottore aveva annunziato la fine imminente e non aveva tenuto neppure la utilità di metterlo in terapia intensiva e di rianimazione.
Entrata per vederlo mi sono domandata perché tenessi la "Scarpa di San Camillo" nella borsa. L’avevo prelevata una settimana prima per tenerla in casa perché non mi sentivo bene. Ebbi l’ispirazione di scoprire le gambe di mio fratello e appoggiare la "Scarpa" sulla gamba. Non appena toccata la gamba, mio fratello che stava in coma moribondo, apre gli occhi e mi domanda come stessi. Gli ho detto che gli portavo una bella cosa e lui mi ha chiesto "cosa mi hai portato?" Ti ho portato la “scarpa di San Camillo”. Subito mio fratello ha alzato le braccia e con tutti i perfusori ha voluta prenderla con le sue mani e appoggiarla sul suo cuore e baciarla. E’ venuto il medico che non credeva ai suoi occhi e dopo poco l’ha fatto portare in terapia intensiva, e qualche giorno dopo è stato dimesso dall’ospedale, ed oggi è qui per ringraziare il nostro grande Santo».
Mercoledì
4 novembre 2010
si è presentato un signore di Chieti, tassista di professione, che mi ha
consegnato una tanica di cera liquida per accendere le candele a San Camillo, e
mi ha raccontato quanto segue:
«Da quattordici anni
ogni anno porto quest’omaggio a San Camillo perché ero un fumatore accanito.
Fumavo sei pacchetti di sigarette al giorno, spendendo buona parte dei miei
guadagni nel fumo, e rovinandomi la salute e le mie relazioni familiari, perché la
mia famiglia non mi sopportava più a causa del fumo. Avevo provato molte
medicine e consulte mediche senza alcun effetto. Un giorno preso dalla
disperazione invocai San Camillo dicendogli: “San Camillo fammelo questo
miracolo!” Immediatamente smisi di fumare fino a sentire la nausea del fumo.
Sono passati 14 anni e non ho più toccato una sigaretta e non posso sentire il
fumo.
La stessa grazia san Camillo l’ha fatta ad una cliente del mio taxi, che mi raccontava di fumare moltissimo e che non riusciva a smettere. Le dissi di raccomandarsi a san Camillo. Mesi dopo incontrai una signora che mi si presentò e si meravigliava che non la riconoscessi. Mi disse: "sono la persona alla quale lei disse di raccomandarsi a San Camillo. L’ho fatto e sono guarita. Ho smesso di fumare per sempre"».
Ieri,
14 novembre 2010, una
signora di Chieti è venuta a chiedere di celebrare una Messa in onore di san
Camillo chiesta da suo genero da Torino, e ha voluto testimoniare quanto segue:
«Ero andata a Torino per visitare mia figlia e vedere la mia nipotina. In quei
giorni la bambina di due anni si è sentita male. Fu portata d’urgenza
all’Ospedale Regina Margherita. I medici dopo gli esami dichiararono una grave
infermità alla testa da operarsi d’urgenza. Il padre della bambina poco
credente, mentre la operavano ebbe l’ispirazione di recarsi nella Cappella dopo
aver incontrato un padre camilliano. Nella Cappella vide una statua di San
Camillo, e pieno di speranza venne a dirci che la bambina stava bene. Fu proprio
così. Dopo l’operazione i medici vennero a dirci che non avevano trovato nulla
di quello che pensavano, e dopo pochi giorni la bimba uscì dall’Ospedale e gode
di ottima salute. Il papà della bambina ha recuperato la fede».
Un signore di Vasto è venuto a chiedere una Messa in onore di San Camillo su richiesta di una signora, che ebbe problemi seri al cuore e che fu operata in un ospedale di Modena. La signora racconta di aver sognato S. Camillo che la consolava e la rianimava. L’operazione seppure seria riuscì bene e la signora, di cui ometto il nome per ovvie ragioni, è ritornata a casa sua e sta bene.
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